Home Stampa 3D Come proteggere il brand dai rischi della manifattura additiva

Come proteggere il brand dai rischi della manifattura additiva

Come possono fare i grandi brand a sfruttare le opportunità della stampa 3D come gli inventari virtuali e la produzione distribuita e a proteggere la loro proprietà intellettuale, mantenendo costanza e qualità e difendendo l’integrità del marchio?

Lee-Bath Nelson è Co-Founder e VP Business di Leo Lane, una startup che permette ai brand industriali di gestire in modo sicuro la produzione additiva, ovunque e in qualsiasi momento. Ciò significa che consente alle aziende di praticare la produzione additiva proteggendo il loro IP, proteggendo le risorse digitali e rafforzando il controllo sulla qualità e sulla quantità delle loro parti e prodotti ogni volta che vengono prodotte.

Lee-Bath Nelson Co-Founder e VP Business di Leo Lane

Ma i brand non stanno già assicurando la coerenza nella produzione?
In una certa misura si, secondo Nelson, ma la realtà è che è relativamente facile comprometterne la coerenza anche per errore. Uno dei vantaggi dell’additive è la sua capacità di abilitare la produzione on demand tramite inventari virtuali. «Tuttavia, ciò significa gestire le risorse digitali che devono essere protette. L’invio di un file STL crea istantaneamente problemi relativi alla sicurezza del file stesso e alla protezione IP. Se il tuo IP non è protetto, il file può essere intercettato e la parte vulnerabile a cambiamenti o perdite. Ciò minaccia la reputazione del marchio e l’uniformità della qualità e potrebbe portare a produrlo in un modo inferiore o incompatibile».

Inventari virtuali da proteggere

Una volta che si passa all’inventario digitale o virtuale è necessario assicurarsi che i file e le risorse digitali non possano essere stampati più volte. «Immaginiamo un’azienda aerospaziale che ha investito centinaia di migliaia di dollari nello sviluppo di una parte finale cruciale per un aeromobile – spiega Nelson -. Cosa succederebbe se fosse accessibile e stampato, non solo nel materiale sbagliato, ma anche in grandi quantità? Uno degli elementi chiave dell’offerta di LEO Lane è la nostra allocazione protetta, che garantisce solo un numero predefinito di stampe, incorporata nel file, che elimina questo problema».

Come funziona un file Leo

Un file LEO, che sta per Limited Edition Object, è un asset digitale che protegge e preserva un prodotto digitale o un design del pezzo controllando il modo in cui viene prodotto per conto dell’impresa o brand che lo possiede.
Leo Lane è una soluzione SaaS (Software as a Service) che tiene traccia di tutti i Leo fornendo un dashboard che mostra i dati in tempo reale di quando, dove e come è stato prodotto ciascun articolo. cloud Leo Lane non contiene file, ma agisce solo in supervisione ed esecuzione. Il beand mantiene tutti i suoi file in base alle proprie politiche e procedure IT interne e può specificare quanti elementi possono essere stampati in 3D da un particolare file Leo.

Del resto, proprio come quella tradizionale, la produzione additiva è suscettibile di incoerenze nella produzione che possono verificarsi involontariamente a causa di errori umani. Gli errori accadono. Il materiale sbagliato potrebbe inavvertitamente essere caricato su una stampante 3D, oppure vengono impostate misure sbagliate.

«Queste sono le problematiche risolte da Leo Lane – spiega Nelson -. La nostra azienda offre un meccanismo automatico e senza interruzioni per evitare questa eventualità. Anche se queste parti vengono prodotte tramite un service, è in definitiva il brand stesso a essere a rischio».

Un esempio? «Stiamo lavorando con un produttore di apparecchiature che ha quasi quattro milioni di pezzi di ricambio, chiaramente troppo numerosi per mantenere un inventario fisico. Qui, la capacità di stampare velocemente in 3D un pezzo di ricambio di emergenza e di portarlo al cliente, è un fattore vincente per tutti. Il produttore può risolvere il problema del cliente e addebitare un prezzo premium per farlo e il cliente riceve una parte in pochi giorni, invece di settimane, con un conseguente impatto minimo sulla produttività. Un altro esempio sono i pezzi di ricambio generici per il settore automobilistico. Una volta che questi possono essere prodotti additivamente, chiaramente la possibilità per i principali brand di produrre on-demand da un inventario virtuale elimina molti dei costi associati ai costi di archiviazione e trasporto. Naturalmente, i marchi automobilistici non vogliono rinunciare al controllo del file, ma vogliono passare alla produzione digitale. Una volta che usano Leo Lane, tutti questi rischi vengono eliminati».

Quali sono le ripercussioni sulla supply chain?
«La nostra filosofia è garantire interruzioni minime. Una volta che un brand ha identificato quale parte vuole fabbricare in modo additivo e stabilisce il modo corretto di produrlo, dal tipo di stampante alle impostazioni della macchina, il file è protetto con Leo Lane e il resto è automatico. Se una parte è realizzata in additivo o stampaggio a iniezione è irrilevante per i responsabili degli acquisti; vogliono solo essere in grado di ordinarlo sul loro sistema ERP come qualsiasi altra parte. Una volta eseguita questa operazione, il servizio Leo Lane viene richiamato in background e viene attivato il file di allocazione protetto. L’unica differenza è che invece di inviare un AWL e un PO con file Word/PDF con istruzioni incluse, il marchio invia un PO regolare e un file LSTL, LEO STL».

 

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