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L’Italia alla prova dello smart manufacturing

Sulla scorta di quanto emerso al World Economic Forum in corso a Davos in merito alla quarta rivoluzione industriale in atto, il Direttore scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, Alessandro Perego, è intervenuto sulle previsioni occupazionali della rivoluzione digitale presentate con lo studio The Future of Jobs.

Alessando Perefo, Direttore Osservatori Digital del Politecnico di Milano
Alessando Perego, Direttore Osservatori Digital del Politecnico di Milano

Per Perego la quarta rivoluzione industriale è già in atto e lo smart manufacturing è la chiave per la competitività del futuro. E se lo studio Future Jobs prevede la perdita di cinque milioni di posti di lavoro entro il 2020 in 15 grandi Paesi, non è certa la contrazione degli occupati in numero assoluto, valutando ’impatto nell’indotto e nel terziario avanzato.

Secondo Perego assisteremo a una positiva evoluzione verso il digitale delle attuali forme di lavoro.

Anche in Italia. Il rapporto Web parla di un saldo zero di 200mila posti di lavoro cancellati e creati con tecnologie come stampa 3D, Internet of Things, Big Data, cloud, automatizzione, dispositivi indossabili.

Ma l’Italia per Perego deve saper cogliere i benefici attuando iniziative sistemiche per lo sviluppo dello Smart manufacturing e fornendo ai lavoratori le competenze digitali per le mansioni del futuro.

Insomma, il saldo deve andare oltre lo zero.

Anche perché, ricorda Perego, non ci sono basi empiriche per concludere che nel medio-lungo periodo l’occupazione complessiva si ridurrà. E anche le tre rivoluzioni industriali precedenti (vapore, energia elettrica e informatizzazione) non hanno segnato l’uscita definitiva dal mondo del lavoro di segmenti della popolazione, ma un cambiamento nel concetto di lavoro.

Nel breve termine sono prevedibili saldi occupazionali negativi, dato che il digitale si muove rapidamente. Perciò è fondamentale che le aziende e le istituzioni varino strumenti di riconversione e reinserimento professionale.

Lo Smart Manufacturing in Italia è partito, conclude Perego, ma l’adozione nel nostro Paese appare ancora rallentata da fattori di contesto, culturali, organizzativi e dalla capacità di offerta.

Siamo il secondo paese manifatturiero d’Europa: dobbiamo adottare un programma nazionale per lo Smart Manufacturing e l’industry 4.0.

E a Mecspe, a marzo, avremo già il primo appuntamento potremo vedere le filiere che già funzionano.

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