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Waspmedical, 3D a sfondo umanitario

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A sinistra, la Delta Wasp 20 40, usata da Marco Avaro per la produzione di protesi A destra la Delta Wasp 40 70 utilizzata dal chirurgo barese Lelio Leoncini

Per capire come la stampa 3D possa avere un impiego umanitario bisogna partire dal dato incontrovertibile che quotidianamente nel mondo molti esseri umani sono vittime di ferite e mutilazioni in seguito a guerre o atti cruenti. Una realtà orribile, a cui non si è in grado di dare risposta.

Ma la stampa 3D potrebbe fare qualcosa per alleviare le sofferenze. «Pensiamo a un braccio o a una gamba stampati per un bambino. Magari dai colori sgargianti per fare in modo che non si spaventi e li veda come un gioco. Se anche accadesse in un caso su un milione, avrebbe dato un senso al nostro fare» ha detto Massimo Moretti.

L’imprenditore del ravennate, è risaputo, ama pensare in grande. Lo abbiamo conosciuto su queste pagine due anni fa, principalmente per la sua idea di stampare in 3D elementi abitativi laddove c’è la necessità, a scopo umanitario. E ora rilancia, puntando sul medicale. È nato così Waspmedical, un gruppo di lavoro che unisce ricercatori e professionisti nel campo medico e aziendale. «Pensare che un farmaco, un processo, una conoscenza utile a curare qualcuno sia un valore economico, non mi va – ci ha detto Moretti -. È come dire che chi ha soldi può curarsi, gli altri no. Nel medicale il segreto industriale, i brevetti, comportano conseguenze tali per cui spesso i pazienti non possono accedere alle cure. E questo è terribile».

I progressi sono di tutti

È qui che possono entrare in campo i Fablab, gli scanner e le stampanti 3D. «Con la fotogrammetria digitale e un software opensource, o anche con una console Kinect, si possono estrarre informazioni 3D tali da poter riprodurre forme del corpo umano e stampare protesi con precisione, in poche ore e a costi accessibili a tutti. Noi possiamo già dare risposte reali. Soprattutto se avremo la possibilità di migliorare le tecnologie lavorando a fianco di medici e specialisti che conoscono i materiali e i processi di produzione» ha detto il fondatore di WASP. Il progetto Waspmedical è nato all’inizio di quest’anno. La casa di Massalombarda si mette al servizio del gruppo, sponsorizza incontri periodici ed evolve le sue stampanti per rispondere alle esigenze che vengono manifestate. Lo scambio è spontaneo e spesso nasce dagli utilizzatori. L’ingegnere biomedico friulano Marco Avaro, ad esempio, che da due anni stampa protesi con una DeltaWasp 20 40, quando voleva stampare filo addizionato con carbonio ha trovato il giusto acciaio e si è costruito un ugello resistente all’abrasione. Ora quell’ugello è nel catalogo Wasp. Allo stesso modo, quando ad Avaro serviva un ugello per alta temperatura, è stato sviluppato Wasp metal nozzle. Un altro componente del gruppo è Lelio Leoncini, chirurgo ortopedico di Bari. «Quando ci ha detto che per fare i suoi busti alti 70 cm e larghi 40 aveva utilizzato una DeltaWasp 4070 ci si è aperto il cuore» racconta Moretti. Per stampe così serve una macchina veloce e affidabile. Quindi in tutte le Delta 40 70 è stato inserito il sensore di fine filo, e alle interruzioni di alimentazione ci pensa Free Zeta System, sistema (protetto da Creative Commons) che interviene in caso di blocco dell’alimentazione e consente di iniziare a stampare all’altezza voluta. La scheda turbo fa muovere la macchina ad alta velocità e la sua capacità di calcolo è tale da ritrovare la linea di stampa anche in un codice di un pezzo alto 70 cm. E con la tecnologia plug and play si può stampare 24 ore su 24 e cambiare l’ugello in pochi secondi. «Così nascono le innovazioni – è il commento di Moretti -. L’azienda si mette al servizio del bene comune e la conoscenza collettiva dà nuova linfa vitale».

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