Home Tumore al seno, la cura passa anche dalla stampa 3D

Tumore al seno, la cura passa anche dalla stampa 3D

Un gruppo di ricerca dell’Università di Girona è riuscito a isolare le cellule staminali da uno dei tumori al seno più aggressivi e lo ha fatto aiutandosi con un sistema di produzione additiva.

L’obiettivo di isolare queste cellule è di facilitare l’investigazione in laboratorio e trovare un farmaco che attacchi esclusivamente queste cellule e che non danneggi parti del corpo sane, impedendo quindi ai pazienti di subire una ricaduta.

La dottoressa Teresa Puig, che ha diretto il progetto di ricerca, ha spiegato che queste cellule tumorali rimangono ancora nel corpo dopo il trattamento tramite chemioterapia o radioterapia e che sono responsabili della ricomparsa della malattia.

Come spiega la dottoressa Puig sul sito di BCN3D il cancro ricercato è il sottotipo triplo negativo, che si verifica nelle giovani donne e porta a ricadute entro tre o quattro anni nel 20 o 30% dei pazienti.

Come ha affermato la dottoressa Puig, un tumore è costituito da molti tipi di cellule ed è complicato localizzare quelle che interessano all’interno del tumore, ossia individuare i bersagli terapeutici.

Per accogliere una coltura cellulare 3D ottimale, l’obiettivo principale era sviluppare uno scaffold che consentisse un elevato tasso di proliferazione delle cellule del cancro al seno.

A tale scopo, sono stati testati diversi valori dei parametri selezionati (altezza del layer, densità di riempimento, pattern di riempimento, direzione di riempimento e flusso) sul software di slicing Cura per trovare quelli ottimali e stamparli in 3D utilizzando la stampante Sigma BCN3D.

Utilizzando il metodo di progettazione sperimentale di Taguchi, sono state prodotte e quindi analizzate 27 configurazioni di scaffold. Per eseguire i test di caratterizzazione e proliferazione cellulare, sono state stampate almeno dieci copie di ciascuna configurazione.

L’obiettivo dello studio è stato quello di vedere quale forma geometrica era più efficace nel separare le cellule staminali, le cellule responsabili del portare alle recidive.

Come ha spiegato Joaquim de Ciurana, direttore del gruppo di ricerca sull’ingegneria di prodotti, processi e produzionela struttura è una mesh che, sulla base di una serie di parametri come le porosità, gli spazi e la distanza tra un elemento e l’altro, è in definitiva in grado di consentire alle cellule di aderire alla matrice o meno, di crescere e di essere in grado di arricchirsi.

Prima di questa indagine, queste colture cellulari venivano prodotte in modo bidimensionale, il che non permetteva di separare efficacemente le cellule e pertanto non si potevano produrre farmaci specifici per attaccare queste cellule.

Ora, dopo aver isolato le cellule staminali di questo sottotipo di tumore al seno, i ricercatori saranno in grado di studiarle in profondità per trovare i bio-indicatori responsabili dei tumori e saranno in grado di attaccarli usando farmaci.

“Non sappiamo ancora come trattarli, ma abbiamo trovato un modo per isolarli”, ha affermato Teresa Puig.

Questo progetto di ingegneria biomedica creato utilizzando la stampa 3D, noto come “ONCOen3D”, ha anche permesso di ridurre i costi della metodologia tradizionale di analisi, e quindi di aumentare gli esperimenti condotti con le cellule tumorali.

I risultati dello studio sono stati pubblicati sulle riviste scientifiche International Journal of Molecular Sciences e Polymers e sono stati presentati a congressi internazionali.

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