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Numero monografico: la stampa 3D in medicina

Con questo numero 3D Printing Creative diventa una rivista monografica, con lo scopo di evidenziare meglio i benefici dell’additive manufacturing in ambito professionale e parla di medicina.

Il senso non è quello di testimoniare il fenomeno della stampa 3D nella sua quotidiana evoluzione (per quello ci sono il sito web e la newsletter), ma di offrire, una volta all’anno, il punto della situazione per settore verticale. Di volta in volta ci rivolgeremo a uno specifico ambito di impiego per evidenziare le potenzialità, esporre i casi di utilizzo, presentare le tecniche che consentono l’applicazione della stampa 3D a scopo produttivo.

Cominciamo dunque con il settore medicale e con quello dentale, abbinandoli sotto l’ombrello chiamato “healthcare”, dove risiedono le attività e le soluzioni deputate a curare e procurare beneficio agli esseri umani. Dal punto di vista del valore di investimento i due settori sono fra quelli più promettenti. Oggi la stampa 3D per la medicina è un’importante opportunità che consente di risparmiare tempo, produrre parti realmente su misura e ottimizzare il flusso di lavoro. Se applicata bene i benefici che apporta sono innegabili. Non è però un percorso facile da intraprendere, da un duplice punto di vista. Sotto il profilo economico, le stampanti da impiegare nel medicale con materiali biocompatibili hanno un profilo medio-alto.

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Parimenti i vantaggi che apportano si riflettono immediatamente in attività velocizzate e costi di produzione ridotti. Al netto di tutto, per utilizzarle è necessaria una competenza specifica, soprattutto sui materiali da impiegare. E a chi produce dispositivi medicali per il mercato serve una ferrea forza di volontà per affrontare e superare complessi percorsi di certificazione, che variano a livello internazionale. Il secondo aspetto, a cui dedichiamo ampio spazio, è quello della necessità di persuadere la classe medica. Le testimonianze che abbiamo raccolto parlano ancora di una forbice che esiste fra gli innovatori convinti (ancora pochi) e la base scettica o renitente (ancora consistente). Il nostro contributo vuole andare proprio nella direzione di ridurre le distanze fra i due estremi e proporre la stampa 3D come uno strumento per dare efficienza ed efficacia.

È con questa intenzione che ci siamo dedicati a fare il punto su tematiche calde della medicina, per non dire scottanti, come il bioprinting, cercando di avere una visione di lungo periodo. Abbiamo cercato esempi validi Oltreoceano in fatto di chirurgia e radiologia e abbiamo coinvolto i tecnici radiologi italiani. Abbiamo voluto delineare il perimetro normativo entro il quale ci si deve muovere quando si parla di creare dispositivi medici. Siamo andati alla ricerca di esempi concreti di applicazione della stampa 3D in ortopedia e in ortodonzia e ce li siamo fatti spiegare dai diretti protagonisti. E proprio per il settore dentale abbiamo voluto mettere sullo stesso banco di prova tre stampanti, di differente valore economico, con l’ambizione di riuscire a convincere dentisti e odontotecnici ad aprirgli le porte dei loro studi

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