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L’industria petrolifera studia la stampa 3D

Con il suo potenziale di impatto sulle dinamiche della logistica, la stampa 3D potrebbe diventare una minaccia per il fatturato dell’industria petrolifera.

Lo pensa l’azienda petrolifera BP, che sta studiando anche l’impatto che l’affermazione dell’additive manufacturing potrebbe avere sulla sua attività.

Per arrivare a ipotizzare questa evoluzione BP parte dalle stime che vedono la domanda di petrolio in decrescita, dato che la maggior parte dei cambiamenti sarà guidato da una trasformazione che per definizione persegue il risparmio del consumo energetico.

Esempio lampante viene dal settore dei trasporti, tradizionalmente il maggiore consumatore di petrolio al mondo, che è percorso da un trend di digital transformation che si esprime nei veicoli elettrici, nella tecnologia applicata al car sharing, e nel le energie alternative. Tanto che BP si attende che tutto il settore dei trasporti possa avere una fisionomia differente fra dieci anni e lo esprime in uno studio.

Anche la stampa 3D viene coinvolta nel cambiamento in quanto la produzione digitale ha la possibilità di modificare le dinamiche del trasporto tradizionale, dato che per assunto non è più necessario inviare merci, potendole produrre dove sono necessarie.

Per arrivare a pensarlo BP si attiene alle stime trionfalistiche come quelle di Gartner, che prevede che le vendite di stampanti 3D in termini di unità possano arrivare a 6,7 milioni nel 2020.

Il fatto è che un quinto del petrolio mondiale è attualmente consumato dal trasporto merci e gran parte per le spedizioni a lunga distanza. Logico che BP, al pari di altre aziende petrolifere, possa ipotizzare che la diffusione dell’additive manufacturing porti la produzione locale a impattare su qurlla di massa, influendo quindi su un business che non è solo quello dell’industria petrolifera.

Come riporta il Financial Times, a capo delle analisi economiche di BP nel Regno Unito c’è Spencer Dale, che l’azienda petrolifera ha arruolato dalla Banca d’Inghilterra per valutare i cambiamenti nello scenario economico ed energetico.

Ebbene, per Sir Dale l’additive manifacturing non avrà un impatto significativo sulle compagnie petrolifere a breve termine, ma nel lungo periodo è molto probabile che lo abbia, specie in relazione alle dinamiche del mercato asiatico.

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