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Bioprinting cresce con la proprietà intellettuale

Il sito americano 3D Printing Industry ha svolto una ricerca riguardo il bioprinting e ha individuato quasi mille brevetti pubblicati alla data di giugno 2016.

Non è possibile valutare quanti possano essere i brevetti non pubblicati, visto anche che per il depositario del brevetto è possibile richiedere di non rendere pubblici i dati, come in genere avviene automaticamente 18 mesi dopo la richiesta.

Grandi risultati sono stati ottenuti negli ultimi tre anni da parte di sette realtà della ricerca e dell’industria, ben rappresentate nelle pagine delle edizioni cartacee di 3D Printing Creative.

Pensando soprattutto nel campo ospedaliero, il settore del bioprinting potrebbe essere all’alba d’un cambiamento epocale per numero di sperimentazioni.

Tornando ai risultati dell’indagine, nel 2016 c’è stata una forte crescita delle patent.

La parte del leone risulta averla fatta la Wake Forest University, con 40 assegnazioni (98 totali, come HP), e soprattutto la Organovo, che ha addirittura raddoppiato il numero di brevetti, raggiungendo i 130.

L’Europa è rappresentata da Philips, con i suoi 100 brevetti tondi.

Ovviamente anche queste organizzazioni possono essersi avvalse della non pubblicazione dell’assegnazione di alcuni brevetti.

Molto indicativa è la caratterizzazione geografica: la maggior parte dei risultati proviene, dopo gli States, dall’Oriente (Cina, Giappone, Corea del Sud).

 

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