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Quando il Fablab fa scuola

A ogni scuola il suo Fablab. In questo modo potrebbe essere riassunto l’obiettivo del Piano Nazionale Scuola Digitale, messo in atto dal Miur, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Tale piano intende infatti avviare una strategia complessiva di innovazione della scuola italiana per un nuovo posizionamento del sistema educativo nell’era digitale. Uno dei punti focali dell’iniziativa è la creazione di una sorta di Fablab all’interno di tutte le scuole, attraverso il potenziamento e la rivisitazione dei laboratori esistenti, con l’obiettivo di renderli ambienti per l’innovazione e la creatività digitale nella scuola primaria e nella scuola secondaria di primo grado, e capaci di aggiornare la dimensione professionalizzante e caratterizzante delle scuole superiori in chiave digitale.

In pratica, il Miur punta alla creazione di spazi innovativi e modulari dove far incontrare manualità, artigianato, creatività e tecnologie. In questa visione, le tecnologie hanno un ruolo abilitante: il Miur le definisce “tappeto digitale”.
In concreto si dovrebbero tradurre in scenari didattici costruiti attorno a robotica ed elettronica educativa, logica e pensiero computazionale, artefatti manuali e digitali, serious play e storytelling.

Stampa_3D
Digital fabrication e coding sono temi che fanno presa agevolmente sull’immaginario degli studenti. Sta alle realtà dell’education incrociare i percorsi formativi erogati con le competenze esistenti sul territorio

Tutti riuniti in un’ottica di costruzione di apprendimenti trasversali dove gli studenti possono approfondire le proprie conoscenze in tema di codifica, robotica, droni, stampa 3D e informatica.

Chiari gli esempi: un istituto a indirizzo moda potrebbe aggiornare la propria pratica didattica attraverso la stampa 3D dei modelli; un liceo artistico (o classico) potrebbe aggiornare i propri percorsi formativi integrandoli con elementi di creatività digitale e multimediale.
Per accompagnare le scuole in questo percorso di trasformazione il Miur ha messo a punto gli Schoolkit, ovvero modelli di istruzione volti a sostenere dirigenti, docenti e tutta la comunità scolastica nella progettazione e nell’attuazione delle azioni del Piano Nazionale Scuola Digitale. Un compito chiave nella realizzazione degli Schoolkit l’hanno svolto gli animatori digitali, i docenti che, insieme al dirigente scolastico e al direttore amministrativo, interpretano un ruolo strategico nella diffusione dell’innovazione a scuola.

Questo significa che gli insegnanti che vogliono inviare le proprie istruzioni per realizzare uno Schoolkit lo possono fare, partendo dal sito apposito.
Il Piano Nazionale Scuola Digitale prevede anche la disponibilità di fondi per permettere alle scuole di avviare progetti. E ciò apre nuove opportunità. Vediamo come due realtà milanesi, TheFabLab e WeMake, hanno colto le opportunità per proporre formazione a studenti e insegnanti.

L’esperienza di TheFabLab

The FabLabSchool è la divisione di TheFabLab che a Milano si occupa
di formazione per scuole, professionisti e mondo aziendale. «L’idea – spiega Massimo Temporelli, presidente e co-fondatore di The FabLab – è promuovere a tutti livelli una cultura-tecnico scientifica, dalle scuole elementari fino ai professionisti e alle aziende. Abbiamo visto che c’è l’esigenza di formazione pure da parte dei docenti, favorita anche dal bando Atelier creativi. Con Aica siamo stati promotori di un concorso e abbiamo messo a disposizione il nostro laboratorio e creato un video informativo sulla stampa 3D rivolto ai ragazzi e ai docenti. Il concorso prevedeva che le scuole elementari, medie e superiori creassero un oggetto stampato in 3D o un render. Con questa iniziativa abbiamo stimolato le scuole ad andare sul territorio a cercare un Fablab, se non avevano una stampante 3D a scuola».

Il concorso “FabLab: frontiera del rapporto tra informatica e vita quotidiana” è aperto alle scuole primarie e secondarie di primo e di secondo grado, con quattro tematiche che spaziano dall’effetto sociale della fabbricazione digitale alla vera e propria ipotesi di fabbricazione di oggetti e beni d’uso, dal videoclip all’e-book e alla ricerca socioeconomica: l’obiettivo è venire incontro alle esigenze di partecipazione e alle diverse possibilità degli istituti della Regione.
«Spinte anche da bandi ministeriali che invitano ad avvicinarsi alla digital fabrication – spiega Matteo Ordanini, head of education di The FabLab – molte scuole ci chiedono di proporre altre attività extra curriculari che riguardino i mondi della stampa 3D».
Con la consulenza di educatori, pedagogisti ed esperti di tecnologia, FabLabSchool ha sviluppato attività ad hoc per i più giovani e altre ne sta progettando. «Sono esperienze
formative – prosegue Ordanini – e divertenti che si rivolgono sia alla scuola primaria, sia a quella secondaria, sia, ancora, alle famiglie. Abbiamo iniziato a proporre corsi a ragazzi e professionisti ma poi, visto l’interesse per la digital fabrication e il mondo del coding, abbiamo pensato di avviare un dialogo anche con i docenti che spesso non sono alfabetizzati e abbiamo cercato di proporci come interlocutori».
«Ci proponiamo per percorsi didattici nelle scuole – prosegue Ordanini – dove portiamo la strumentazione. Da alcuni anni teniamo corsi presso il Liceo Classico Tito Livio, l’Itis Feltrinelli e la scuola secondaria di primo grado G.B. Tiepolo di Milano. Abbiamo visto che anche alcuni docenti vogliono essere coinvolti in vista di bandi del Miur, come il bando Atelier, creati con finanziamenti del ministero. Abbiamo sviluppato con la consulenza di educatori, pedagogisti ed esperti di tecnologia alcune attività ad hoc per i più giovani, altre ne stiamo progettando».

La FabSchool di WeMake

Incrementare la conoscenza in ambito digitale e favorire l’autonomia negli studenti nella ricerca e nello studio è invece l’obiettivo di FabSchool, progetto pilota che ha riguardato 10 classi del penultimo anno di 6 istituti superiori nel Comune di Milano e che ha voluto affiancare i docenti nelle attività didattiche volte all’inserimento delle tecnologie digitali. Il progetto è nato dalla volontà di Fondazione Cariplo e The European House – Ambrosetti di creare situazioni all’interno della scuola che permettano di far accedere i giovani a spazi di apprendimento e sperimentazione delle nuove tecnologie legate alla digital fabrication.

L’intento di FabSchool era di creare un modello applicabile su larga scala con un percorso formativo con workshop ed esercitazioni per approfondire gli aspetti fondamentali della digital fabrication.

La finalità pratica della digital fabrication trova conferme anche a scuola: dispositivi di uso comune, come un semplice bicchiere, reinterpretati in chiave tecnologica per assolvere a una funzione basilare: aiutare gli anziani a idratarsi
La finalità pratica della digital fabrication trova conferme anche a scuola: dispositivi di uso comune, come un semplice bicchiere, reinterpretati in chiave tecnologica per assolvere a una funzione basilare: aiutare gli anziani a idratarsi

Il progetto si è sviluppato in più fasi e ha avuto il supporto tecnologico, metodologico e formativo del Fablab milanese Wemake. La prima fase ha visto il lancio di una sfida agli studenti sotto forma di tema/domanda/problema. Nella seconda i ragazzi delle classi coinvolte, supportati dai docenti, hanno risposto alla sfida attraverso un processo di design thinking, che ha portato all’ideazione di un progetto-oggetto con l’utilizzo di tecnologie digitali come taglio laser, Arduino e stampa 3D messi a disposizione da WeMake. La terza fase ha previsto la realizzazione di un prototipo del progetto-oggetto ideato in una giornata di accelerazione, svoltasi a scuola. Il percorso si è concluso con una quarta fase, che ha portato al rilascio della documentazione e del risultato progettuale.
Con attività di carattere esperienziale gli studenti hanno potuto acquisire conoscenze sulla digital fabrication (scanning, taglio, estrusione) e la smart innovation (automazione, robotica, domotica, Arduino), sviluppando capacità imprenditive, creative, di progettazione e di comunicazione. «Si è partiti con una formazione di un giorno ai docenti – ha affermato Cristina Martellosio, responsabile Edu di WeMake – a cui è stato illustrato il processo di design thinking, ovvero come fare un brainstorming insieme ai ragazzi per arrivare a una soluzione coprogettata da tutta la classe. La valutazione del progetto è stata affidata ai ragazzi. La pertinenza è stata valutata da WeMake. Abbiamo fatto un’autovalutazione dei progetti con i ragazzi per mettere in evidenza eventuali errori commessi, perché noi crediamo nell’apprendimento attraverso l’errore».
Il tema del progetto è stato: “Pensando alla quotidianità di un anziano, elabora una soluzione che potrebbe facilitargli le attività che compie ogni giorno. L’oggetto-progetto può essere ideato per attività domestiche, per il tempo libero o per esigenze specifiche”.
Il budget a disposizione degli studenti era di 150 euro e potevano usare tecnologie Arduino, progettazione Cad, stampante 3D e laser cutter. «Non siamo intervenuti fornendo skill tecnici – ha spiegato Martellosio – perché l’obiettivo era l’acquisizione e il rafforzamento delle competenze trasversali. Abbiamo deciso di pubblicare tutto il materiale relativo al progetto su Github, per la replicabilità».

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