Boeing ha commissionato a Oxford Performance Materials la stampa in 3D di circa 600 parti per i suoi taxi dello spazio, Starliner.
Oxford Performance Materials è una piccola azienda del Connecticut specializzata nell’additive manufacturing per i settori aerospaziale e biomedicale.
Le parti prodotte in 3D da Oxford aiuteranno Boeing a ridurre i costi di produzione, ma soprattutto a risparmiare peso su ogni capsula a sette posti, rispetto a quelle realizzate in metallo e materie plastiche con i metodi tradizionali.
Il materiale utilizzato da Oxford, infatti, è forte come l’alluminio ma ha un peso significativamente inferiore. Boeing ha detto che il risparmio di peso sulle parti realizzate da Oxford è di circa il 60 per cento rispetto alla produzione tradizionale.
Come riporta la Reuters, Boeing sta costruendo tre capsule Starliner in virtù di un contratto da 4,2 miliardi dollari pattuito con la Nasa, come sta facendo anche Elon Musk con il progetto SpaceX (altro contratto Nasa da 2,6 miliardi dollari).
Le parti per la Starliner già consegnate da Oxford sono realizzate in Polyetherketoneketone (PEKK), termoplastica che resiste anche fuoco e radiazioni.
La piccola realtà di South Windsor, Connecticut, ha iniziato la propria attività come società di scienza dei materiali nel 2000 e ha aggiunto la linea di attività relativa alla stampa 3D nel 2006.
Nel 2012 si è orientata decisamente al settore aerospaziale e della difesa e lavorando con la NASA, Northrop Grumman e incubatore l’America Makes ha dimostrato stampe in PEKK in grado di gestire temperature da meno 300 a 300 gradi Fahrenheit.
Perciò nel caso dello Starliner il materiale può essere utilizzato per svariati componenti destinati ad andare nello spazio, dalle staffe a supporto del sistema di propulsione alle strutture per il sistema di rinonvamento dell’aria.
